10.31.2014

Forse il Prefetto Zappalorto non ha ben chiara la situazione sul campo a Gorizia e istituzionale

Dichiarazione di Michele Miglior, Segretario Associazione Radicale "Trasparenza è Partecipazione" - Gorizia e Marco Perduca, Senatore nella XVI legislatura e rappresentante all'Onu del Partito Radicale:
Destano particolare sorpresa, seguite immediatamente da preoccupazioni, anche istituzionali, le dichiarazioni del Prefetto di Gorizia Vittorio Zappalorto che ha affermato alla stampa che i richiedenti asilo arrivati nelle settimane scorse a Gorizia “non hanno diritto ad essere riconosciuti né come profughi né come rifugiati".
 

Non ci risulta che il dottor Zappalorto abbia avuto l'occasione di incontrarli uno per uno, ma, se anche l'avesser fatto, non spetta a lui stabilire lo status individuale delle decine di persone che abbiamo incontrato nei giorni scorsi.
 

L'organo incaricato a stabilire se i richiedenti asilo abbiano titolo e possibilità per esser riconosciuti tali in base alla Convenzione sui rifugiati del 1951 è la commissione territoriale dopo attento e approfondito studio. Attento e approfondito studio che non deve esser vittima di esternazioni istituzionali come quelle del Prefetto.
Il Prefetto, che come si sa ha il doppio incarico di commissario per il MOSE di Venezia, dovrebbe esser particolarmente prudente nel rilasciare dichiarazioni a mezzo stampa, glielo impone il suo ruolo di rappresentare il Governo di Roma in città e quindi di garante della legalità costituzionale. Il nostro ordinamento interno, nonché gl obblighi internazionali derivanti dall'aver ratificato decine di trattati internazionali in materia di diritti umani, impongono il rispetto di norme e procedure precise. Gli stati d'animo individuali non possono appartenere alla sfera pubblica.

Ci pare invece piuttosto urgente l'avvio di una collaborazione o coordinamento tra istituzioni locali al fine di garantire trattamenti umani e non degradanti delle centinaia di persone che ormai si trovano sul territorio di Gorizia. A oggi, grazie alla Provincia e al generoso apporto di decine di volontari, si è riusciti a gestire una situazione difficile, è irragionevole ipotizzare che questo stato di cose possa permanere ancora per molto...

Infine, in un momento in cui Governo e Parlamento decidono di limitare il trattenimento di cittadini extra-comunitari nei Centri di identificazione de espulsione, ci è sembrato del tutto inopportuno
pensare ad una riapertura del CIE a Gradisca d’Isonzo, anche solo per ospitare i rifugiati nel territorio. Il CIE in questione è strutturato come se fosse un carcere di massima sicurezza - costato ahinoi 800mila euro - che non può esser considerato una struttura d’accoglienza prevista dalla legge.

No comments: