6.27.2015

Giornata Mondiale Contro la Tortura. “Faremo ricorso all’Onu se il reato di tortura che si vuole introdurre in Italia sarà quello in discussione al Senato

Nella Giornata Mondiale Contro la Tortura, i dirigenti Radicali Sergio d’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino, Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani, Maurizio Turco, Tesoriere del Partito Radicale e Marco Perduca, Rappresentante all'ONU del Partito Radicale ed Elisabetta Zamparutti, Tesoriera di Nessuno tocchi Caino e candidata al Comita europeo Prevenzione Tortura hanno dichiarato:

“Sul tema della tortura, l’Italia si conferma essere un Paese che non rispetta gli obblighi che le derivano dal Diritto Internazionale. Non solo a distanza di ben 26 anni dalla ratifica della Convenzione ONU sulla tortura siamo ancora in attesa dell’introduzione del reato nel nostro ordinamento, ma il testo finalmente all’esame del Parlamento disattende la definizione propria del Diritto Internazionale per il quale la tortura non è una fattispecie di reato “comune” cioè che si può commettere tra due privati cittadini (in famiglia, fra criminali, in un consesso mafioso..). La polizia per prima, che appare invece ribellarsi corporativamente all’introduzione del reato di tortura in Italia, dovrebbe respingere la proposta in discussione proprio per l’offensivo e umiliante accostamento a comportamenti delinquenziali di cittadini comuni, e accettare quindi la previsione del reato secondo il diritto internazionale, laddove cioè ci sia un obbligo di custodia o un obbligo giudiziario di intervento. E’ quindi un reato specifico, tipico del comportamento di un pubblico ufficiale nelle sue vesti di responsabile di investigazione o indagine giudiziaria su persone sospettate di reato, di custodia e tutela di una persona privata della libertà personale”, hanno spiegato i Radicali che hanno poi aggiunto “Peraltro, l’Italia, due anni fa, ha ratificato il Protocollo Facoltativo alla Convenzione ONU sulla tortura per il quale andrebbe creata un'istituzione indipendente per le visite nonché un sottocomitato nazionale per la prevenzione della tortura, che non abbiamo ancora istituito per cui neppure su questo siamo in linea coi nostri obblighi internazionali”.

I Radicali danno atto del fatto che nel passaggio dal Senato alla Camera della legge sul reato di tortura, sono state introdotte modifiche positive come quella per cui la condotta deve essere intenzionale e quella per cui anche una sola condotta costituisce atto di tortura.

“Tuttavia il reato rimane comune e a forma vincolata (tramite violenza o minaccia) e questo lascia del tutto scoperte le più moderne forme di tortura (solo per fare degli esempi: privazione del cibo o del sonno; sottoposizione ad alte o basse temperature; la musica ad altissimo volume o costringere a posture innaturali, etc.). Senza contare che manca del tutto l’insieme di regole previste dalla Convenzione (articoli 2, 10 e 11) per prevenire gli illeciti, dalla formazione del personale di polizia, civile, militare, medico al sistema di identificazione degli agenti”, hanno precisato D’Elia, Bernardini, Turco e Perduca.

I Radicali hanno concluso annunciando: “Se il testo all’esame del Senato non verrà modificato faremo ricorso al Comitato ONU sulla tortura per la non aderenza della legge agli obblighi di implementazione della Convenzione ONU. Inoltre, ci batteremo per modificare la previsione in base alla quale per la morte non voluta sia prevista una pena superiore a quella dell’omicidio volontario (con evidenti profili di incostituzionalità) e, per chi cagiona volontariamente la morte, si sia mantenuta la pena dell’ergastolo, che ci vede storicamente contrari.”
Nella Giornata Mondiale Contro la Tortura, i dirigenti Radicali Sergio d’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino, Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani, Maurizio Turco, Tesoriere del Partito Radicale e Marco Perduca, Rappresentante all'ONU del Partito Radicale ed Elisabetta Zamparutti, Tesoriera di Nessuno tocchi Caino e candidata al Comita europeo Prevenzione Tortura hanno dichiarato:
“Sul tema della tortura, l’Italia si conferma essere un Paese che non rispetta gli obblighi che le derivano dal Diritto Internazionale. Non solo a distanza di ben 26 anni dalla ratifica della Convenzione ONU sulla tortura siamo ancora in attesa dell’introduzione del reato nel nostro ordinamento, ma il testo finalmente all’esame del Parlamento disattende la definizione propria del Diritto Internazionale per il quale la tortura non è una fattispecie di reato “comune” cioè che si può commettere tra due privati cittadini (in famiglia, fra criminali, in un consesso mafioso..). La polizia per prima, che appare invece ribellarsi corporativamente all’introduzione del reato di tortura in Italia, dovrebbe respingere la proposta in discussione proprio per l’offensivo e umiliante accostamento a comportamenti delinquenziali di cittadini comuni, e accettare quindi la previsione del reato secondo il diritto internazionale, laddove cioè ci sia un obbligo di custodia o un obbligo giudiziario di intervento. E’ quindi un reato specifico, tipico del comportamento di un pubblico ufficiale nelle sue vesti di responsabile di investigazione o indagine giudiziaria su persone sospettate di reato, di custodia e tutela di una persona privata della libertà personale”, hanno spiegato i Radicali che hanno poi aggiunto “Peraltro, l’Italia, due anni fa, ha ratificato il Protocollo Facoltativo alla Convenzione ONU sulla tortura per il quale andrebbe creata un'istituzione indipendente per le visite nonché un sottocomitato nazionale per la prevenzione della tortura, che non abbiamo ancora istituito per cui neppure su questo siamo in linea coi nostri obblighi internazionali”.
I Radicali danno atto del fatto che nel passaggio dal Senato alla Camera della legge sul reato di tortura, sono state introdotte modifiche positive come quella per cui la condotta deve essere intenzionale e quella per cui anche una sola condotta costituisce atto di tortura.
“Tuttavia il reato rimane comune e a forma vincolata (tramite violenza o minaccia) e questo lascia del tutto scoperte le più moderne forme di tortura (solo per fare degli esempi: privazione del cibo o del sonno; sottoposizione ad alte o basse temperature; la musica ad altissimo volume o costringere a posture innaturali, etc.). Senza contare che manca del tutto l’insieme di regole previste dalla Convenzione (articoli 2, 10 e 11) per prevenire gli illeciti, dalla formazione del personale di polizia, civile, militare, medico al sistema di identificazione degli agenti”, hanno precisato D’Elia, Bernardini, Turco e Perduca.
I Radicali hanno concluso annunciando: “Se il testo all’esame del Senato non verrà modificato faremo ricorso al Comitato ONU sulla tortura per la non aderenza della legge agli obblighi di implementazione della Convenzione ONU. Inoltre, ci batteremo per modificare la previsione in base alla quale per la morte non voluta sia prevista una pena superiore a quella dell’omicidio volontario (con evidenti profili di incostituzionalità) e, per chi cagiona volontariamente la morte, si sia mantenuta la pena dell’ergastolo, che ci vede storicamente contrari.”
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ella Giornata Mondiale Contro la Tortura, i dirigenti Radicali Sergio d’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino, Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani, Maurizio Turco, Tesoriere del Partito Radicale e Marco Perduca, Rappresentante all'ONU del Partito Radicale ed Elisabetta Zamparutti, Tesoriera di Nessuno tocchi Caino e candidata al Comita europeo Prevenzione Tortura hanno dichiarato:
“Sul tema della tortura, l’Italia si conferma essere un Paese che non rispetta gli obblighi che le derivano dal Diritto Internazionale. Non solo a distanza di ben 26 anni dalla ratifica della Convenzione ONU sulla tortura siamo ancora in attesa dell’introduzione del reato nel nostro ordinamento, ma il testo finalmente all’esame del Parlamento disattende la definizione propria del Diritto Internazionale per il quale la tortura non è una fattispecie di reato “comune” cioè che si può commettere tra due privati cittadini (in famiglia, fra criminali, in un consesso mafioso..). La polizia per prima, che appare invece ribellarsi corporativamente all’introduzione del reato di tortura in Italia, dovrebbe respingere la proposta in discussione proprio per l’offensivo e umiliante accostamento a comportamenti delinquenziali di cittadini comuni, e accettare quindi la previsione del reato secondo il diritto internazionale, laddove cioè ci sia un obbligo di custodia o un obbligo giudiziario di intervento. E’ quindi un reato specifico, tipico del comportamento di un pubblico ufficiale nelle sue vesti di responsabile di investigazione o indagine giudiziaria su persone sospettate di reato, di custodia e tutela di una persona privata della libertà personale”, hanno spiegato i Radicali che hanno poi aggiunto “Peraltro, l’Italia, due anni fa, ha ratificato il Protocollo Facoltativo alla Convenzione ONU sulla tortura per il quale andrebbe creata un'istituzione indipendente per le visite nonché un sottocomitato nazionale per la prevenzione della tortura, che non abbiamo ancora istituito per cui neppure su questo siamo in linea coi nostri obblighi internazionali”.
I Radicali danno atto del fatto che nel passaggio dal Senato alla Camera della legge sul reato di tortura, sono state introdotte modifiche positive come quella per cui la condotta deve essere intenzionale e quella per cui anche una sola condotta costituisce atto di tortura.
“Tuttavia il reato rimane comune e a forma vincolata (tramite violenza o minaccia) e questo lascia del tutto scoperte le più moderne forme di tortura (solo per fare degli esempi: privazione del cibo o del sonno; sottoposizione ad alte o basse temperature; la musica ad altissimo volume o costringere a posture innaturali, etc.). Senza contare che manca del tutto l’insieme di regole previste dalla Convenzione (articoli 2, 10 e 11) per prevenire gli illeciti, dalla formazione del personale di polizia, civile, militare, medico al sistema di identificazione degli agenti”, hanno precisato D’Elia, Bernardini, Turco e Perduca.
I Radicali hanno concluso annunciando: “Se il testo all’esame del Senato non verrà modificato faremo ricorso al Comitato ONU sulla tortura per la non aderenza della legge agli obblighi di implementazione della Convenzione ONU. Inoltre, ci batteremo per modificare la previsione in base alla quale per la morte non voluta sia prevista una pena superiore a quella dell’omicidio volontario (con evidenti profili di incostituzionalità) e, per chi cagiona volontariamente la morte, si sia mantenuta la pena dell’ergastolo, che ci vede storicamente contrari.”
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ella Giornata Mondiale Contro la Tortura, i dirigenti Radicali Sergio d’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino, Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani, Maurizio Turco, Tesoriere del Partito Radicale e Marco Perduca, Rappresentante all'ONU del Partito Radicale ed Elisabetta Zamparutti, Tesoriera di Nessuno tocchi Caino e candidata al Comita europeo Prevenzione Tortura hanno dichiarato:
“Sul tema della tortura, l’Italia si conferma essere un Paese che non rispetta gli obblighi che le derivano dal Diritto Internazionale. Non solo a distanza di ben 26 anni dalla ratifica della Convenzione ONU sulla tortura siamo ancora in attesa dell’introduzione del reato nel nostro ordinamento, ma il testo finalmente all’esame del Parlamento disattende la definizione propria del Diritto Internazionale per il quale la tortura non è una fattispecie di reato “comune” cioè che si può commettere tra due privati cittadini (in famiglia, fra criminali, in un consesso mafioso..). La polizia per prima, che appare invece ribellarsi corporativamente all’introduzione del reato di tortura in Italia, dovrebbe respingere la proposta in discussione proprio per l’offensivo e umiliante accostamento a comportamenti delinquenziali di cittadini comuni, e accettare quindi la previsione del reato secondo il diritto internazionale, laddove cioè ci sia un obbligo di custodia o un obbligo giudiziario di intervento. E’ quindi un reato specifico, tipico del comportamento di un pubblico ufficiale nelle sue vesti di responsabile di investigazione o indagine giudiziaria su persone sospettate di reato, di custodia e tutela di una persona privata della libertà personale”, hanno spiegato i Radicali che hanno poi aggiunto “Peraltro, l’Italia, due anni fa, ha ratificato il Protocollo Facoltativo alla Convenzione ONU sulla tortura per il quale andrebbe creata un'istituzione indipendente per le visite nonché un sottocomitato nazionale per la prevenzione della tortura, che non abbiamo ancora istituito per cui neppure su questo siamo in linea coi nostri obblighi internazionali”.
I Radicali danno atto del fatto che nel passaggio dal Senato alla Camera della legge sul reato di tortura, sono state introdotte modifiche positive come quella per cui la condotta deve essere intenzionale e quella per cui anche una sola condotta costituisce atto di tortura.
“Tuttavia il reato rimane comune e a forma vincolata (tramite violenza o minaccia) e questo lascia del tutto scoperte le più moderne forme di tortura (solo per fare degli esempi: privazione del cibo o del sonno; sottoposizione ad alte o basse temperature; la musica ad altissimo volume o costringere a posture innaturali, etc.). Senza contare che manca del tutto l’insieme di regole previste dalla Convenzione (articoli 2, 10 e 11) per prevenire gli illeciti, dalla formazione del personale di polizia, civile, militare, medico al sistema di identificazione degli agenti”, hanno precisato D’Elia, Bernardini, Turco e Perduca.
I Radicali hanno concluso annunciando: “Se il testo all’esame del Senato non verrà modificato faremo ricorso al Comitato ONU sulla tortura per la non aderenza della legge agli obblighi di implementazione della Convenzione ONU. Inoltre, ci batteremo per modificare la previsione in base alla quale per la morte non voluta sia prevista una pena superiore a quella dell’omicidio volontario (con evidenti profili di incostituzionalità) e, per chi cagiona volontariamente la morte, si sia mantenuta la pena dell’ergastolo, che ci vede storicamente contrari.”
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